Rimuginare, rimuginare.. e rimuginare

Preoccuparsi troppo può far male. E' possibile farlo responsabilmente?

"Quanto più rimugini un pensiero negativo, tanto più esso viene rafforzato. Se lo ignori lo farai morire di fame. Coltiva il positivo" - Buddha

Queste sagge parole colgono l'essenza di ciò che significa rimuginare e di cosa possiamo fare per metterci un freno. Per dirla con un vecchio proverbio inglese: "rimuginare è come sedere su una sedia a dondolo: ti mantiene occupato ma non ti porta da nessuna parte."

E' un'attività spontanea che sperimentiamo tutti, ma se pervasiva e ricorrente può diventare patologica. Si può rimuginare su situazioni differenti, ma la modalità rimane sempre la stessa: incessante, ripetitiva e negativa. Spesso si parte da un dubbio e ci si muove intorno ad esso. Poi lo si circonda di domande e di ipotesi che sfuggono al buon senso e oscurano la possibilità di un ragionamento più consapevole e funzionale.

È uno dei fattori principali dell'ansia e contribuisce anche a mantenerla nel tempo e nelle situazioni. Ci si allontana sempre di più dal presente e ci si immerge in scenari preoccupanti e talvolta catastrofici. Il futuro diventa minaccioso e la mente si sposta dal presente, fugge in avanti, abbandonando il qui ed ora. E quando si entra troppo in questo processo diventa difficile riconoscerlo e distanziarsi da esso, pagando un costo davvero caro per la nostra salute mentale.

Perché rimuginiamo?

Alla base di questo meccanismo c'è spesso la credenza che pensare molto a un problema sia il modo migliore per risolverlo. Ma seguire questa indicazione in modo ossessivo può creare disagio e sofferenza. Diventa una specie di scudo emotivo, che deriva dall'idea che solo con uno stato di allerta continuo saremo più pronti ad affrontare lo scenario temuto. L'incertezza diventa intollerabile e nasce la necessità di avere il controllo totale della situazione. Ma dietro questi atteggiamenti troviamo delle credenze erronee, infatti non possiamo essere certi di come reagiremo, ne tantomeno possiamo controllare ogni cosa.

Cosa succede quando rimuginiamo?

Nel momento in cui diventiamo consapevoli di questo processo, una delle prime cose che pensiamo di fare per bloccarlo è sopprimere i pensieri. Ma questa strategia si rivela fallimentare. Se ti dicessi di non pensare a un elefante rosa, cosa accadrebbe? L'elefante rosa sarebbe ben vivido nella tua immaginazione. Perché succede? Si chiama effetto rimbalzo: nel tentativo di scacciare un pensiero, inevitabilmente ci entriamo in contatto.

Inoltre, il rimuginio produce un effetto paradosso: pensando a ciò che ci preoccupa, in realtà stiamo evitando di pensarci davvero. Essendo uno stile di pensiero verbale e astratto, rimane in superficie, ci allontana da ciò che temiamo davvero e che non riusciamo ad accettare. Così non elaboriamo emotivamente le preoccupazioni. Sentire le nostre emozioni è un processo che richiede un'attivazione maggiore, che nel breve termine può risultare faticoso, intenso e anche doloroso. Ecco quindi che il rimuginio tenta di proteggerci, e nel tentativo di riuscirci, fallisce, procurandoci ansia e stress.

Come contrastarlo?

Il trattamento di questo tipo di pensieri può prevedere due strade: da una parte un lavoro più cognitivo, di ristrutturazione, in cui si aiuta a comprendere che il rimuginio non è incontrollabile e soprattutto non è una strategia efficace per affrontare il futuro; dall'altra, si può fare un lavoro emotivo, aiutando a comprendere ciò che è più temuto, incoraggiando il contatto con le proprie emozioni e la loro accettazione.

Qui di seguito alcune strategie:

  • Praticare la consapevolezza - imparare a essere presenti nel momento attuale, anziché lasciarsi trascinare dai pensieri intrusivi, può aiutare a interrompere il ciclo del rimuginio. La mindfulness è un'efficace pratica che insegna a concentrarsi sul presente e ad osservare i pensieri senza giudicarli, controllarli o reprimerli. I pensieri sono solo pensieri.

  • Ridurre le aspettative perfezionistiche - standard elevati nutrono il rimuginio. Accettare che l'errore fa parte della vita e che nessuno è immune da fallimenti può alleviare la pressione mentale e favorire una visione più realistica degli eventi.

  • Cambiare il dialogo interno - il modo in cui parliamo a noi stessi ha un impatto significativo sul nostro benessere. Sostituire i pensieri negativi con affermazioni positive può aiutare a ridurre il rimuginio. Ad esempio, anziché concentrarsi su ciò che potrebbe andare storto, concentrarsi su ciò che potrebbe andare bene.

  • Dedicarsi ai propri interessi - coinvolgersi in attività piacevoli, che consentano di dirigere la nostra attenzione su altro. Allontanandosi dai pensieri facendo altro, è possibile interrompere il circolo vizioso del rimuginio.

Il rimuginio può essere una prigione mentale, ma non è inevitabile. Con consapevolezza e strategie mirate è possibile superare questo ostacolo. Se persiste o diventa sopraffacente, rivolgersi a un professionista della salute mentale può essere un passo importante verso una vita più serena e appagante.

La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta uno degli strumenti più efficaci per la cura del rimuginio. Consente di comprendere il suo funzionamento, le convinzioni disfunzionali che lo mantengono e di trovare soluzioni più efficaci per gestire ansia e risolvere problemi.

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Ruminazione mentale: rimasticare i pensieri

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